Fondere l'osservazione documentaristica all'impatto della finzione è l'ambizione espressa dagli autori (Schmidt, tedesco, studente di cinema a Mosca; e Oleg Morozow, operatore sovietico, già autori in comune di un cortometraggio). L'intreccio (emigrato nella RFT, Max ritorna a Leningrado al capezzale del padre malato. Svariati incontri con giovani lo convincono di essere ormai sradicato dalla sua terra d'origine) serve allo scopo: la difficoltà di vivere nella nuova società (il film è ambientato nei primi anni della perestroika) non è molto diverso da quello di prima. Gli incontri, con gli uomini e l'ambiente, scivolano via come l'acqua della Neva. Per dircelo, gli autori spezzano continuamente la finzione e propongono immagini di Leningrado suggestive quanto un attimo leziose. Si finisce a colpi di fuochi d'artificio che non sarebbero dispiaciuti nemmeno a Lelouch.